Santa Messa in occasione dell’ apertura del Giubileo
nel 50° anniversario dell’ elevazione a Basilica Minore del Santuario diocesano della Fontenova, 8 Giugno 2024.
OMELIA DEL VESCOVO FAUSTO
Basilica Santuario di Maria SS. della Fontenova
sabato 8 giugno 2024
Sono cinquanta anni che la chiesa-santuario di Monsummano è stato elevato al titolo di Basilica minore. Questo titolo indica l’importanza di questa chiesa, importanza dovuta al fatto di esservi venerata da secoli Maria Santissima sotto il titolo di Madonna della Fontenova patrona principale della Diocesi di Pescia; ma il titolo indica anche il particolare legame di questa chiesa con la Sede apostolica, cioè con il Papa, successore di Pietro e segno visibile dell’unità della Chiesa. Da qui la concessione da parte della Santa Sede di poter celebrare un Giubileo speciale a cui è annessa la possibilità di avere l’Indulgenza plenaria; Giubileo che vede coinvolta l’intera Diocesi da stasera fino all’otto dicembre prossimo.
Se questo è il quadro che da significato alla celebrazione di stasera, da questo quadro dobbiamo trarre insegnamenti e spunti di vita per la testimonianza cristiana che siamo chiamati a dare.
E il primo monito, il primo insegnamento che ci viene dalla celebrazione di questo Giubileo è di guardare a Maria Santissima e di accorrere a lei come a Colei che ci può avvicinare alla fonte dell’acqua viva che è Gesù.
Alla Madonna è dedicato da secoli questo luogo, e qui sono avvenuti segni e prodigi che hanno chiaramente dimostrato l’amore materno di Maria verso generazioni e generazioni che sono accorse qui fiduciose e cariche di speranza.
Dio ci ha donato una mamma davvero speciale e questa mamma si prende cura di noi, di ciascuno di noi. E’ il compito che Dio le ha affidato: di essere madre tenerissima che ci accompagna nel cammino della vita.
Allora carissimi amici e fedeli, accorriamo qui, al santuario, in questo tempo di grazia!
“O voi tutti assetati venite all’acqua!” ci ha detto il profeta Isaia nella I° lettura : corriamo da Maria che ci darà Gesù, Acqua viva per la vita eterna.
Rivolgiamoci fiduciosi a Maria, presentiamogli tutti i nostri problemi, le nostre fatiche, le nostre speranze. Invochiamo Maria perché ci indichi la strada verso Gesù; perché ci aiuti a tornare a lui, se per caso abbiamo smarrito la strada e ci siamo fatti incatenare dai nostri peccati.
Preghiamo, fratelli e sorelle carissimi, Maria.
Non dimentichiamoci di questa mamma del cielo, vera madre nostra, che ci ama di amore immenso. Proprio oggi la Chiesa celebra il cuore immacolato di Maria: un cuore pieno di amore per noi che batte all’unisono con il sacro cuore di Gesù.
Quell’Ave Maria che abbiamo imparato da ragazzi, ripetiamola spesso: è una bellissima preghiera, piena di significato che può e deve accompagnare tutti i momenti della nostra vita. E ai genitori e ai nonni dico: insegnate questa preghiera dell’Ave Maria ai vostri figli, ai vostri bambini, ai vostri nipoti perché fin dalla prima infanzia imparino a rivolgersi con fiducia a questa amorevole e tenerissima Madre. Una preghiera che tornerà loro in mente nel cammino della vita e sarà motivo di consolazione e di speranza.
Oltre a questo primo insegnamento, dalla celebrazione di stasera ne viene un altro che è relativo al nostro essere Chiesa. Ricordiamo infatti il riconoscimento della chiesa fatta di mattoni come luogo particolarmente sacro della cattolicità, come luogo riconosciuto in modo speciale dal capo visibile della Chiesa Cattolica, il successore di Pietro. E del resto, Maria Santissima ne è l’icona, l’immagine della Chiesa, ma non dell’edificio, piuttosto di quella Chiesa che siamo noi e di cui l’edificio stesso non è che un sego esteriore.
Ecco dunque la lezione che ci viene dalle feste speciali che si aprono stasera: noi siamo il popolo di Dio, siamo la Chiesa fondata da Cristo, fatta di pietre vive che siamo ciascuno di noi. Il Signore ci ha messo insieme: ha voluto salvarci – come ci ricorda il Concilio – non come individui, ma aggregandoci ad un popolo, facendo di noi le membra di un Corpo santo, che è il Corpo della Chiesa, il Corpo stesso di Cristo.
E questa Chiesa che siamo noi, prende esempio proprio da Maria Santissima, la Vergine che ha accolto la parola di Dio e la mette in pratica, la Vergine Madre che porta in sé Cristo Salvatore e lo dona la mondo, la Vergine santa che si pone al servizio dell’umanità, come abbiamo ascoltato nel Vangelo.
Visitando dunque la chiesa di Monsummano in questo periodo di Grazia ed incontrandoci con Maria, ricordiamoci di questo: che siamo Chiesa, uniti ai nostri fratelli, che per il cristiano non può esserci individualismo, settarismo, isolamento, ma comunione, dialogo, incontro, servizio reciproco e ricordiamoci inoltre, rinnovando il nostro impegno, che come Chiesa, come Comunità cristiana, insieme, siamo chiamati ad essere segno e strumento di unità di tutto il genere umano, e che dall’amore che sapremo vivere tra di noi, dall’unità di amore che sapremo realizzare mossi dallo Spirito Santo, il mondo riconoscerà l’amore di Dio crederà in Lui.
E attraverso i pellegrinaggi che faremo in questo luogo, ci dovremo ricordare anche che non possiamo essere Chiesa, se non come il Signore Gesù ha voluto che fosse la sua Chiesa, basata sul fondamento cioè degli Apostoli, i cui successori sono i Vescovi con a capo Pietro e colui che nei secoli gli succederà.
Oggi, quando si sentono e si registrano tante idee e modalità che poco hanno a che vedere con l’autentica Chiesa di Cristo, è bene ribadire che cosa significa appartenere al popolo di Dio. E il cinquantenario che celebriamo qui a Monsummano, con semplicità ma insieme con chiarezza, ce lo ricorda.
Vorrei infine, per ultimo, trarre ancora un insegnamento da ciò che celebriamo stasera. Mi riferisco in particolare al miracolo che è all’origine della devozione mariana in questo luogo. E’ la storia di Jacopina Mariotti, la pastorella che nel giugno del 1573 perse il suo gregge che poi Maria Santissima le fece ritrovare. Una bellissima storia il cui significato spirituale è evidente: si riferisce ai tanti, alle tante pecorelle del Signore che si sono perse, allontanate da Lui e dalla vita cristiana. Così è anche oggi nel mondo. Pregare Maria, Madonna della Fontenova, venire a lei in questi tempo di Grazia, significa allora anche riscoprire l’impegno missionario di evangelizzazione, di annuncio di Cristo salvatore che la Chiesa di tutti i tempi ed in particolare la Chiesa di oggi è chiamata ad adempiere, come ci ricorda spesso il Santo Padre Francesco.
La Chiesa, noi tutti dunque popolo di Dio, non possiamo che essere una chiesa “in uscita”. Una Chiesa cioè che si ritrova insieme raccolta in preghiera con Maria, come ci ha ricordato la lettura degli Atti degli Apostoli, ma per uscire poi incontro ai fratelli e le sorelle per le strade del mondo, in particolare verso chi ha smarrito la strada, soffre, è emarginato o solo. La dimensione missionaria ed apostolica è essenziale alla Chiesa e tutti noi, le nostre parrocchie, le nostre comunità e i nostri gruppi dobbiamo ritrovarla e approfondirla.
Maria Santissima, come alla pastorella Jacopina, ci indica dove è il gregge smarrito, dove sono le persone che attendono di essere incontrate, abbracciate ed amate. A noi dunque di seguire, oggi, le indicazioni di Maria Santissima, per essere una Chiesa che porta ad ogni persona di oggi la gioia del Vangelo.
Un bel tempo dunque quello che ci è dato da vivere con il Giubileo della Fontenova. Approfittiamo dunque di questo dono di Grazia lodando Dio e rinnovando la nostra vita, pregando inoltre per il Santo Padre che ce lo ha concesso.
+ Fausto Tardelli, vescovo