La parrocchia della Fontenova di Monsummano ha deciso di dare risalto alla ricorrenza dell’evento che ha dato il nome alla sua comunità: il 7 luglio del 1602, infatti, scaturì una fonte d’acqua per intercessione della Madre del Signore, invocata dalla popolazione che viveva in quel momento un periodo di forte siccità. Intorno all’immagine di Maria e i quattro santi, in località Renatico, si radunavano infatti tanti fedeli in preghiera, fin da quando, il 9 giugno del 1573, la Madonna si era manifestata alla pastorella Iacopina; e proprio lì vicino sgorgò una polla d’acqua, che ancora oggi disseta i pellegrini che si recano al Santuario. Un evento che ha cambiato la vita della comunità di allora, portando benefici immediati in un periodo di arsura, ma che ha rappresentato nel corso dei secoli una via privilegiata di elargizione di grazie, attraverso guarigioni e favori celesti, a tutti coloro che con fede si sono avvicinati a questa fonte, ne hanno bevuto l’acqua, vi si sono bagnati.
È stato il parroco don Stefano Salucci a volere inaugurare questa nuova festa, per rendere omaggio a Maria e manifestarle la nostra riconoscenza: ha scelto questo luogo per dimostrare la sua amorevole premura di Madre e per avvicinarci al Cielo!
Nei giorni 5, 6 e 7 luglio ci sono stati vari momenti in cui accedere alla Fonte miracolosa e potersi bagnare, accompagnati dalla preghiera incessante dentro il Santuario e giù nella Cripta: i volontari si sono alternati nei vari servizi, per rendere l’accesso davvero alla portata di tutti.
Venerdì 5 luglio, alle ore 21, si è svolta una celebrazione comunitaria della penitenza, per potersi preparare alla festa: la proclamazione di brani biblici alternati dalla preghiera con i salmi penitenziali e canti, ha favorito l’esame di coscienza e l’accostarsi al sacramento della riconciliazione. Don Stefano, commentando il brano dell’adultera, ha detto: «Gesù, scrivendo per terra, è come se scrivesse le cose che conosce di noi, ma è come se volesse che fossero spazzate via dal vento: come si fa a far volare via dal cuore di Cristo le nostre povertà? Facendo come Gesù, restando per terra: chi commette peccato – come l’adultera – è impastato di terra, un materiale poco nobile, sudicio; ma lì accanto c’è Gesù, che è per terra perché “non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma abbassò sé stesso, fino ad assumere la condizione di servo”. Gesù si abbassa nella nostra umanità, è lì per terra, accanto a noi: ha condiviso questa posizione, circondato dal peccato “che cinge d’assedio”. Questa sera noi compiamo questo atto: ci mettiamo per terra, per cercare Gesù che ci aspetta per perdonarci».
Sabato 6 luglio si è voluto creare un momento speciale per gli iscritti al Rosario Perpetuo e alla Congregazione della Madonna: alle ore 17,30 c’è stato in basilica la recita del Rosario meditato, e a seguire la Santa Messa. Nell’omelia don Stefano ha detto, riferendosi al Vangelo del giorno, che «Gesù ha scelto di incarnarsi: la sua carne è la “tenda” perfetta dove noi possiamo entrare, è il suo Corpo, che è la Chiesa, di cui noi siamo membra. Una tenda potente e debole, grande e fragile: questa è la debolezza che noi viviamo, che ci avvicina a Dio. Gesù sceglie di nascere da una donna; tutti avevano visto Maria che lo allattava, che se lo portava dietro quando andava al fonte a prendere l’acqua, e proprio per questo non lo riconoscono come Figlio di Dio». Don Stefano poi ha ricordato come a Nazaret si veneri la Fontana della Vergine, l’unica fonte del villaggio ai tempi di Maria: gli ortodossi dicono che proprio presso la fonte ci sia stato il primo incontro tra Maria e l’Angelo, e questa bella immagine può farci sentire ancora più cara l’acqua che Lei ci ha donato.
La serata si è conclusa con una cena conviviale nel cortile della canonica.
Lisa Masini Sbolci