Si celebra la quarta domenica di Pasqua, il 21 aprile 2024, la 61aGiornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni. Nella nostra Diocesi Mons. Tardelli presiederà la Veglia di preghiera per le Vocazioni venerdì 19 aprile nella chiesa di San Michele Arcangelo in Ponte Buggianese alle ore 21.
Nella celebrazione della «Giornata delle Vocazioni» siamo invitati soprattutto alla preghiera perchè il Padre celeste conceda numerose e sante vocazioni. È Gesù stesso a ricordarcelo: «Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!» (Lc 10,2).
Quest’anno la «Giornata delle Vocazioni» si tiene il 21 aprile, IV domenica di Pasqua. La celebrazione particolarmente significativa ha costituito l’occasione di intervistare don Giovanni Tazzoli dell’ Ufficio Pastorale Giovanile diocesano.
Quale messaggio desidera rilasciare per questa 61 Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni?
«”Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!” Lc 10, 2. Gli operai saranno sempre pochi rispetto “alla messe” quindi va continuamente “sollecitato” il Signore con la preghiera, non che Lui non conosca le nostre esigenze, ma vuol vedere se a noi questo interessa o meno; se ci sta a cuore avere vocazioni o meno. Ma è proprio così importante avere vocazioni? La risposta può venire da un semplice dato di fatto, almeno per il nostro occidente, che dove mancano i pastori la fede si indebolisce e a volte scompare del tutto. Altra realtà che ci chiede di impegnarci seriamente a pregare per le vocazioni è che i nostri cristiani, nella maggior parte di essi, la vita spirituale, il vangelo non sono realtà conosciute e soprattutto vissute e perciò abbiamo ancor più bisogno di pastori “secondo il cuore di Cristo”! E come ci ricorda Pietro i sacerdoti sono chiamati proprio ad essere fedeli testimoni e servitori del popolo di Dio: “Esorto gli anziani che sono tra voi… pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non perché costretti ma volentieri, come piace a Dio, non per vergognoso interesse, ma con animo generoso, non come padroni delle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge. E quando apparirà il Pastore supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce” 1 Pt 5, 1-4».
In quali modi possiamo scoprire, accogliere e comprendere chiaramente la chiamata di Dio? Il papa nel messaggio per questa 61a Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, rivolgendosi ai giovani, tra l’altro, ha detto: «Lasciatevi affascinare da Gesù». In quali modi possiamo riscoprire ulteriormente l’annuncio salvifico di Cristo?
«”Lasciatevi affascinare da Gesù”! È la strada maestra, il “luogo” migliore per scoprire la propria vocazione. È un monito che tutti i cristiani dovrebbero custodire nel cuore per vivere la loro vocazione battesimale. L’amore per Gesù nasce e matura nella misura che ci lasciamo affascinare da Gesù. Ed è in questo contesto che può nascere la chiamata del Signore a seguirlo; che può nascere una risposta generosa al suo “vieni e seguimi” Mt 19, 22. Non basta l’ammirazione verso Gesù o verso un grande ideale – vedi l’incontro del giovane ricco con Gesù: “Udita questa parola, il giovane se ne andò, triste” Mt 19, 22 – occorre essere affascinati da Lui e di Lui, dai suoi ideali rinunciando alla logica del mondo.
Fascino che deve crescere, consolidarsi lungo tutto il cammino della sequela fino a sfociare in quell’entusiasmante espressione di san Paolo: “non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” Gal 2, 20. Questa è la forza, la luce, il fuoco che rende entusiasmante e gioiosa, pur con le sue croci, la chiamata del Signore a seguirlo, passo dopo passo, verso la meta della santità. A voi Giovani dico che se nel cuore arrivasse questa voce “vieni e seguimi”, non abbiate paura di dire il vostro ‘Si’, sentirete che la vostra vita acquista un valore infinito e veramente sentirete echeggiare dentro di voi quel “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere!” Atti 20, 35».
Lei come ha compreso la vocazione allo stato religioso e al sacerdozio?
«Non è facile far uscire dall’inchiostro ciò che si sperimenta nel cuore. Posso dire che la mia chiamata si aggira attorno alla parola “amore”. Nel mio cammino vocazionale, piano piano, ho scoperto ad un certo punto che una ragazza, una donna e più figli non sarebbero stati capaci di soddisfare a pieno l’amore che sentivo dentro e che necessitava di uno spazio molto più ampio e profondo. Ho capito allora che il Signore mi stava chiamando non solo ad amare, ma ad essere “testimone” del suo stesso amore per il mondo intero. Tutto questo poi è stato accompagnato, e vorrei dire anche consolidato, dalla testimonianza di amore ed entusiasmo del suo essere prete e della dedizione ai ragazzi del mio vice parroco. Una nota, che io amo chiamare ‘Dio incidenza’, questo sacerdote si chiama Eros ed è tutt’ora, nonostante l’età, sacerdote “fidei donum” in Argentina. Mi ha aiutato a voler bene ai ragazzi ed è per questo che ho scelto di entrare nella Casa di Nazareth, che ha come cuore del suo ministero gli adolescenti, per offrire la mia vita al Signore e così mettermi a servizio dei ragazzi».