Lunedì 20 Settembre, nella cattedrale di Pescia, con la partecipazione di molti presbiteri della Diocesi, il vescovo Roberto Filippini ha celebrato una santa Messa per il sesto anniversario della morte del vescovo Giovanni De Vivo. In una atmosfera carica di ricordi e di emozioni, all’omelia, il nostro Vescovo ha dichiarato: «Il tempo trascorso dalla morte di Mons. Giovanni De Vivo, ormai 6 anni, non scalfisce né indebolisce la memoria grata della nostra Chiesa Pesciatina da lui servita per 22 anni con generosa dedizione, con sapienza e amore. Celebriamo l’Eucarestia per ricordarlo con affetto al Signore e nel Signore… e cogliamo l’occasione per ricordare con affetto anche Mons. Giovanni Bianchi il cui anniversario di morte ricorre domani. Due uomini di Dio che hanno segnato questi ultimi quarant’anni di vita ecclesiale con la loro predicazione illuminata, la guida attenta e premurosa e la paziente trama di relazioni che hanno tessuto: due pastori molto diversi fra loro, per carattere e stile, ma ugualmente appassionati nello svolgere la missione loro affidata. Sono stati davvero un bel dono per cui stasera, e non solo stasera, rendiamo grazie al Signore.
Rendiamo grazie al Signore soprattutto per la loro fede, la speranza e la carità.
Penso in particolare alla fede di Mons. De Vivo: quella fede che mai lo ha abbandonato e che soprattutto nella grande battaglia con il male lo ha sostenuto e gli ha permesso di dare una testimonianza splendida di fedeltà di fronte a tutti: fede e fedeltà a tutta prova, fede e fedeltà al Signore che ha servito fino all’ultimo, oltre ogni limite, nell’esercizio del ministero episcopale con forza ed energie straordinarie
“In spe fundati” era il suo motto episcopale: la fede, infatti, aveva generato in lui una speranza rocciosa e caparbia che gli permetteva di guardare sempre avanti verso la gloria di Dio, di sporgersi oltre le disavventure e gli incidenti di percorso, gli incontri e gli scontri, le realizzazioni e le delusioni. Se in tante prove e soprattutto nella malattia è stato crocifisso con Cristo, inverando il suo battesimo, egli sapeva bene che uniti a Lui con una morte simile alla sua saremo uniti a lui anche con la sua resurrezione e ora certamente contemplerà il volto luminoso del Crocifisso-Risorto.
Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore produce molto frutto…. Chi ama la sua vita la perde…. chi la dona senza calcolo e misura, la conserverà per la vita eterna.
Questa è la logica del Vangelo che rovescia radicalmente quella umana, egocentrica e prepotente, tesa ad affermare, difendere e conservare gelosamente ciò che si ha e ciò che si è, nell’indifferenza verso gli altri, e le loro necessità, anche contro gli altri e i loro bisogni.
Gesù ci propone la logica del dono, dell’amore che si dona e si sacrifica, nella certa speranza che il seme da frutto e promuove vita, proprio quando si spacca e nasce il germoglio…
Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà.
Mons. De Vivo si è fatto conquistare dal Signore fin da ragazzo e lo ha seguito facendo sua la logica de dono, lo ha seguito dove il Signore lo ha condotto, in seminario, da giovane prete nelle parrocchie dove ha vissuto l’entusiasmo degli inizi e nelle Diocesi dove si è speso senza risparmio, in quella di origine, Siena, da insegnante e vicario generale e nella nostra che ha sposato con l’anello episcopale facendola sua, nell’amore e nella fedeltà quotidiana, nel lavoro instancabile intellettuale e materiale, con una spiritualità concreta, senza svolazzi estetici e misticherie inconsistenti, nei fatti e nella verità del servizio.
Se uno mi serve, il Padre lo onorerà: Questa è la promessa di Gesù e noi siamo certi che la sua parola non inganna, mantiene ciò che fa intravedere nella speranza…Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!». Siamo certi che il Padre donerà la sua gloria e la sua gioia eterna a chi si è fidato di Lui e per il suo regno ha lavorato, moltiplicando i talenti affidatigli, le somme di esistenza da amministrare: Sull’architrave dell’ingresso della cappella dei Vescovi, abbiamo voluto fosse inciso “In Gaudium Domini” , parole prese dal Vangelo di Matteo, dalla parabola dei talenti là dove il padrone approva i servitori che gli presentano il frutto del loro lavoro ,della loro intraprendenza, della loro dedizione e li lode. Siamo certi, “in spe fundati”, che Mons. De Vivo, servo buono e fedele, è partecipe del gaudio eterno del Suo Signore».
Dopo la celebrazione in cattedrale, il Vescovo, i presbiteri e tutti i fedeli presenti, si sono recati a pregare sulla tomba di mons. De Vivo, nella cripta dove riposa.
Marco Giorgetti