Mons. Giulietti: «Abbiamo bisogno di una rinascita spirituale che ci fa guardare alla vita consapevolmente».
di Alessandro Pippi
Domenica 02 maggio 2021 presso la Chiesa Cattedrale di Pescia, all’interno di quelli che sono i festeggiamenti del Giubileo Diocesano per i 500 anni dalla fondazione della Diocesi pesciatina, è stata celebrata la Santa Messa Pontificale per la Festa del SS. Crocifisso della Maddalena.
La solenne concelebrazione è stata presieduta dall’Arcivescovo di Lucca, Sua Ecc. Mons. Paolo Giulietti e concelebrata dal Vescovo di Pescia, Sua Ecc. Mons. Roberto Filippini, dal Vicario Generale Don Alberto Tampellini, dai Canonici e dai Cappellani del Capitolo della Cattedrale. Il Solenne Pontificale è stato preceduto dai Vespri d’organo eseguiti dall’Organista e Maestro, Canonico Mons. Umberto Pineschi della Diocesi di Pistoia.
La bravura e la grande competenza di mons. Pineschi sono sicuramente di dominio mondiale e dicendo che l’esecuzione delle musiche per organo sono state sublimi, non rischiamo assolutamente di esagerare.
La solenne concelebrazione, che si è svolta nel completo rispetto delle norme anti-covid, ha visto la partecipazione di numerosi fedeli in rappresentanza di tutte le parrocchie della nostra diocesi, ma in particolare delle parrocchie della città di Pescia, molto legate alla veneratissima e miracolosa immagine del SS. Crocifisso della Maddalena.
Alla celebrazione erano presenti inoltre, i membri dell’Amministrazione Comunale pesciatina, in particolare il Vice Sindaco Guja Guidi, che in questo momento esercita provvisoriamente le funzioni di Sindaco, i rappresentanti dei Rioni della Città ed alcuni membri della Compagnia del Santissimo Crocefisso della Chiesa della Maddalena, che hanno anche letto sia la prima che la seconda lettura. Durante l’omelia l’Arcivescovo Giulietti ha portato all’attenzione dei fedeli un paradosso importante per la nostra fede, infatti la Croce, su cui viene crocifisso Gesù, è uno strumento di morte che però diventa “il legno che dà la Vita”; «A questo paradosso, – ha aggiunto mons. Giulietti -, è legata anche la leggenda dell’Invenzione della Croce. Voi sapete che quando Sant’Elena (siamo all’incirca nel 335 d.c.) va a Gerusalemme e ritrova la fossa con le croci, la prova di quale di essa sia la Croce del Salvatore è il fatto che restituisce la vita ad un corpo morto: vi viene appoggiato sopra e quella risurrezione è la prova che quel legno, a differenza degli altri, è quello su cui è morto il Signore. Allora noi guardiamo alla Croce come a uno strumento di morte, a una situazione di morte, che però conferisce la vita. Di croci abbiamo riempito le chiese, le case, i crocicchi delle strade: questo simbolo di morte è diventato davvero il simbolo della vita». Inoltre, continuando nella sua omelia il Vescovo di Lucca ha detto: «Viviamo in un momento drammatico per il nostro Paese in cui la denatalità già a livelli di guardia ha toccato ulteriori record negativi, ma viviamo in un momento in cui l’egoismo rischia di farci morire. Perché la dove si smette di donare la propria vita perché un’altra vita possa sorgere, non nasce più niente. Non solo non nascono i figli, ma non si sostiene la collettività: nessuna forma di vita comune tra gli uomini può avere luogo se qualcuno non decide di mettere la propria vita a servizio, a disposizione di quella degli altri perdendone un pò o tanta, ma comunque perdendo vita. La vita nasce solo se qualcun’altro perde vita. Non ci sono vite a “costo zero”, non c’è bene a “costo zero”; non c’è sviluppo, progresso se qualcuno non mette la sua vita dentro qualcosa a vantaggio degli altri. Questo ce lo dobbiamo ricordare! I nostri anziani l’avevano ben chiaro: senza fatica non si fa niente! Forse ce ne siamo dimenticati perché ormai facciamo tante cose senza fatica: ci basta premere dei pulsanti e accadono delle cose a “fatica zero”! Ma non dobbiamo dimenticare che sempre c’è dietro, dietro ogni azione, dietro ogni lavoro, dietro ogni vita qualcuno che ha perduto tempo – energie – talento, a volte anche vita».
Questi due aspetti sopra riportati, che apparentemente costituirebbero un illogico, racchiudono in realtà una profonda lezione di umanità e di fede e cioè che “la vita ha origine solo dalla morte” infatti “se il chicco di grano non muore, non nasce niente e quindi non porta frutto”.
Ha concluso il suo intervento con una preghiera: «Affidiamoci allora alla Croce, chiediamolo per noi e chiediamolo anche per il nostro Paese perché non ci sarà rinascita, se non si entra in questa logica cioè che una nuova solidarietà, una nuova dedizione al bene comune ci anima. Non bastano 210 miliardi del Recovery Found, se pure riusciremo a spenderli, se manca questo atteggiamento di fondo verso la vita, verso la collettività. Di questo abbiamo davvero bisogno non di 210 miliardi (che sicuramente ci fanno comodo) ma di questo abbiamo bisogno: di questa rinascita spirituale che ci fa guardare alla vita nella consapevolezza che c’è bisogno di donarsi se vogliamo produrre vita, come il Signore donandosi ha prodotto per noi la vita Eterna».
Al termine del Solenne Pontificale, dopo essere stata recitata la preghiera alla miracolosa immagine del Santissimo Crocifisso della Maddalena, è stato consegnato, a Mons. Umberto Pineschi, il decreto con il quale il Nostro Eccellentissimo Vescovo, sentito il Capitolo dei Canonici, lo nomina Canonico Onorario della Cattedrale di Pescia e la medaglia celebrativa del Giubileo Diocesano, mentre, all’Arcivescovo di Lucca Mons. Paolo Giulietti, viene consegnato un libro sulla storia di Sant’Allucio e uno sulla storia di Santa Doratea, inoltre, viene omaggiato di un’icona raffigurante Sant’Allucio da Pescia, dipinta da uno degli allievi del Maestro Pietro Annigoni.