Dopo i grandi segni della liturgia battesimale, l’Acqua e la Luce, oggi ci viene proposta la realtà che i segni comunicano, che il sacramento del Battesimo dona: la vita. Ma come, ci possiamo chiedere, il Battesimo non viene dato a uno che ha già ricevuto la vita alla propria nascita, dai suoi genitori? Di quale vita si tratta dunque? Certamente di una nuova vita: si potrebbe dire, la vita della vita! Quella vita che mai non muore, la vita eterna, la vita di Dio e dei suoi figli. E’ un messaggio importante che ci raggiunge questa domenica, ancor più importante in un tempo che sembra celebrare il trionfo della morte, in cui persino i cimiteri non bastano più a ricevere i corpi delle persone falcidiate dall’epidemia…quanto strazio! quanto dolore! Ci viene davvero da gridare come nel salmo “Dal Profondo…ascolta la mia voce!”
Quanto dolore e quanto strazio anche nel Vangelo che abbiamo ascoltato: il dolore di Marta, quello di Maria e il dolore di Gesù che di fronte alla morte dell’amico, è turbato, scosso, si commuove…fino alle lacrime. Gesù prende sul serio la morte, la sente come una lacerazione, uno strappo nel tessuto dell’esperienza umana, come un vuoto in cui entra il buio fitto del nulla, la fine delle esperienze comuni: gioie e sogni, traguardi raggiunti e da raggiungere, libri, musiche, colori, paesaggi goduti e da godere, amori e amicizie…tutto precipitato nel nulla. In questa pagina evangelica, Gesù si rivela umano, profondamente umano, come del resto si rivelerà nella sua umanità fragile e debole nella preghiera del Getzemani…
Gesù è uno che ha amato la vita, e tutta quanta la realtà che ha contemplato con curiosità e meraviglia, anche verso le cose piccole e apparentemente insignificanti: le reti, il lievito, il sale, il grano, il chicco di senapa, i gigli del campo e gli uccelli del cielo che diventano il materiale dei suoi insegnamenti. E molto di più ha amato le persone, tutte quelle incontrate, quelle che soccorre e guarisce e quelle con cui discute e con cui dialoga, quelle ostili e quelle amiche…
Come e quanto ha amato Lazzaro, Marta e Maria, viene rimarcato più volte in questo testo: erano a lui legati da una amicizia tenerissima. E Gesù ha amato l’amicizia come un grande dono: “Non è bene che l’uomo sia solo”.
Nella loro casa trovava un nido caldo di ospitalità e di affetto, che ciascuno sapeva donargli a suo modo…Marta la padrona, buona massaia, schietta e generosa. Maria che si incanta delle sue parole e che esprimerà il suo amore in uno scialo di profumo, presagendo la sua morte…
Lazzaro è detto qui “colui che ami”: è il grande amico…per cui Gesù piange.
Ma perché allora non si è mosso subito, quando è venuto a sapere che stava male, perché ha atteso l’umanamente irreparabile? “Se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto … gli verrà rimproverato con rammarico dalle due sorelle e anche i giudei presenti al suo pianto commenteranno: “Non poteva lui far si che questi non morisse?”
Non sono forse queste le domande che ci poniamo anche noi di fronte a tante situazioni di dolore, di malattia e di morte: “Dove sei stato, come mai non sei intervenuto, perché ci hai abbandonato, se dici di amarci?”
C’è nel comportamento di Gesù un mistero che non riusciamo a sondare, in apparenza sembra contraddittorio: tristezza , turbamento e poi serena preghiera e salda sicurezza: Gesù stesso vive l’esperienza della fede che chiede a Marta : Egli sa come Figlio che il Padre agirà, che non permetterà che la morte abbia l’ultima parola, ma anche per lui la fede è un salto, un’esperienza che da un brivido di vertigine: nella morte di Lazzaro che verrà richiamato in vita si mostrerà la gloria di Dio, ma a che prezzo! Lui stesso sulla croce sperimenterà la lontananza apparente di Dio e il suo silenzio e ciò nonostante si abbandonerà nelle sue mani, certo della vita che gli avrebbe donato: una vita che non muore di cui Lazzaro risuscitato è solo un segno
Per questo Gesù ha atteso, soffrendo come uomo, lo stesso dolore di Marta e di Maria e la stessa paura di Tommaso:”Andiamo anche noi a morire”
Il miracolo che avrebbe compiuto era per far uscire fuori l’uomo dai suoi sepolcri e per liberarlo dai suoi legami e dalle sue catene. La morte è solo un sonno da cui saremo risvegliati; se comprendiamo qual è la vera vita che non muore, che dura per l’eternità:
IO sono la risurrezione …. Gesù è la vita che vince la morte. Lui che per salvare l’amico va incontro alla morte e nessuno ha un amore più grande di chi da la vita per i suoi amici. E’ questa la vita che ci viene donata al battesimo, la vita dei figli di Dio, una vita tutta d’amore.
+ Roberto