Don Angelo Biscardi e Marco Giorgetti
Si è riunito il 15 e 16 Gennaio, il clero della diocesi di Pescia con il suo Vescovo Mons. Filippini, per continuare a riflettere sulla catechesi (in particolare sul catechismo dei bambini), in un percorso che è iniziato nel maggio 2019 e sta proseguendo con grande impegno per ridare slancio alla attività catechistica.
I due giorni sono stati preceduti dall’invio di un questionario a tutti i sacerdoti, che conteneva la richiesta di alcuni dati che caratterizzano la catechesi (numero di bimbi, anni, corsi per adulti o matrimoniali, ecc..) e 4 gruppi di domande per riflettere nell’insieme sull’attività evangelizzatrice e catechistica della parrocchia, oltre che dare conto di esperienze e di come si fa la formazione dei catechisti.
Nelle due giornate è stato preso come punto di riferimento il documento della CEI “Incontriamo Gesù. Orientamenti per l’annuncio e le catechesi in Italia”.
Nel primo giorno, dopo una introduzione da parte del Vescovo Mons. Filippini, don Angelo Biscardi ha presentato le linee fondamentali del documento, mettendo in evidenza come il questionario precedentemente proposto provenisse dai punti nodali della riflessione lì esposta.
Dopo questa introduzione è stata presentata la prima di quattro esperienze di vita parrocchiale che possono mostrare in pratica alcune scelte inerenti alla catechesi (ma soprattutto del catechismo dei bambini), ovvero quella di Altopascio.
Don Bruno De Rosa ha spiegato le varie iniziative che accompagnano gli anni di catechismo dei bambini. Dal punto di vista della struttura generale, il catechismo è organizzato lungo sei anni.
Il primo e secondo anno (2 e 3 elementare) prevede un lavoro abbastanza legato al testo di “Io sono con voi”; nel III anno ci si concentra sulla liturgia eucaristica per prepararsi bene alla Prima Comunione; nel IV anno si passa a considerare l’Antico Testamento con i libri della Genesi e dell’Esodo per capire che Dio non abbandona mai gli uomini nella condizione di peccato ma gli offre un amore e un’amicizia più grande, salvandoli e orientandoli alla Pasqua di Gesù.
Nel V anno si propone un testo interattivo che aiuti i ragazzi a prendere coscienza che la loro vita è chiamata alla responsabilità e a diventare veramente liberi.
Il percorso ha una sua “coda” all’inizio della III media per la preparazione immediata alla Cresima.
Una attenzione speciale è quella di iniziare a vivere già prima della Cresima forme di vita di gruppo che possano proseguire anche successivamente.
Il secondo giorno abbiamo ripreso il lavoro con altre tre testimonianze di esperienza catechistica.
Don Alberto Tempellini, parroco di Pieve a Nievole, porta l’esperienza di una parrocchia certamente grande (più di 9000 persone) con un numero alto di ragazzi, seppure in calo negli anni; attualmente sono 230 circa.
Già qualche anno fa sacerdoti e collaboratori si resero conto che il catechismo non funzionava più perché la fine del percorso lasciava una sensazione negativa un po’ in tutti, a partire dai ragazzi.
Al tempo della riflessione che avrebbe portato a una nuova organizzazione si decise partire dal fatto che comunque quasi tutti chiedevano il completamento della iniziazione.
Si notarono i “mali” maggiori: un insegnamento puramente teorico (dottrina), in una forma troppo scolastica e separazione del mondo catechismo dal resto della vita parrocchiale.
L’idea era di proporre un catechismo basato sul motto “non cose da sapere ma cosa da fare”, quindi “per la vita cristiana” e non solo conoscenze di dottrine. Cercammo di eliminare tutto ciò che evocava l’idea scolastica di catechesi.
Si cercò di collegare la vita del catechismo con percorsi giovani e percorsi famiglie.
Nel nostro cammino pensammo di visionare le sperimentazioni già presenti e partimmo dal progetto di Trento intitolato “lo racconteremo ai nostri figli”.
La proposta formativa si basa su una intenzione di catechismo comunitaria dove si elimina ogni tipo di legame con la scuola. Ogni gruppo ha una piccola equipe formativa che li aiuta e li orienta alla partecipazione all’eucaristia. È sempre presenta un piccolo momento di preghiera in ogni incontro, come forma pedagogica di partecipazione all’assemblea liturgica.
In alcuni momenti si cerca di formare le famiglie affinché possano a loro volta trasmettere alcuni elementi della vita di fede (in senso esperienziale).
Una terza esperienza è quella della “Catechesi a 4 tempi”, riportando il racconto di S. Maria Assunta di Montecatini (che prende spunto dalla diocesi di Verona) e quello di Cintolese (che fa riferimento a Firenze). L’obiettivo anche qui è di coinvolgere maggiormente la famiglia nell’educazione cristiana.
Ogni annata ha otto tappe (corrispondenti ai mesi) di quattro tappe mensili: prima settimana incontro in parrocchia con i genitori (senza fare l’incontro dei bimbi in parrocchia); la seconda settimana prevede che ogni famiglia parli ai propri figli; nella terza settimana c’è l’incontro del catechista in parrocchia; la quarta settimana prevede un incontro la domenica mattina concludendo il cammino di quel mese e accedere alla celebrazione eucaristica.
Il punto di forza è che si permette una conoscenza migliore dei genitori (intorno all’80 per cento).
La difficoltà invece è che si fa fatica a dare una continuità successiva al completamento della iniziazione (dopo la Cresima).
La proposta di Cintolese prevede il mantenimento di una doppia possibilità, facendo scegliere ai genitori se fare i 4 tempi o quello tradizionale: un lavoro impostato su temi biblici. I numeri sono alti (235 bambini). Circa metà scelgono il percorso quattro tempi e metà il percorso tradizionale.
Per la parte successiva alla Prima Comunione si è pensato di fare diversamente. La prima settimana figli, la seconda sono i figli, la terza settimana genitori e figli, la quarta settimana i figli con i catechisti come “verifica”.
Tutte esperienze di alto profilo che costituiscono materiale utile per ulteriori approfondimenti e riflessioni tese a migliorare la proposta formativa in questo settore pastorale diocesano.