In dialogo con il vescovo Fausto in occasione delle festività natalizie. Monsignor Tardelli nell’intervista tratta diversi temi di stretta attualità, dalla guerra alla povertà,
per poi lasciare un sincero messaggio alle due diocesi, Pistoia e Pescia che guida in persona episcopi.
Eccellenza, si avvicina il Natale, che quest’anno arriva in un momento molto difficile, sia per lo spettro della crisi economica che delle tante guerre che minacciano seriamente la pace globale…
«Si, il quadro è davvero terribile e preoccupante. Sembra proprio che il mondo sia impazzito completamente, per lo sciupio orribile di vite umane e per il consumo scellerato di tante risorse economiche. Mi auguro con tutto il cuore che un sussulto di ragione e di coscienza, risvegli il cuore di tutti e in particolare di coloro che hanno in mano le leve del potere, in modo da capire che – a parte i fabbricatori e venditori di armi – tutti abbiamo da guadagnare in un mondo pacificato nel rispetto e nel dialogo».
Guardando al nostro territorio, sabato 21 verrà presentato il dossier Caritas, dal quale sembra emergere che le nuove povertà si stiano allargando anche al tema casa. Che ne pensa?
«Si, mi pare che il disagio non diminuisca anzi, per certi versi sembra che vada aumentando. Sicuramente quello dovuto alla casa è in crescita. Evidentemente c’è qualche cosa che non va nell’ambito della giustizia e dell’organizzazione del vivere sociale, dal momento che di per sè di case ce ne sarebbero in abbondanza».
Negli ultimi mesi si è molto parlato dell’emergenza femminicidi, in particolare tra i più giovani. Serve una svolta educativa?
«La questione fondamentale è sicuramente quella educativa. Non si riesce – parlo del mondo degli adulti in genere e ci metto dentro anche la chiesa – a rapportarsi ai ragazzi e ai giovani con linee educative chiare, condivise e che nascano da convinzioni profonde. Si registra a mio parere una “afonia” educativa in particolare della famiglia ma non solo, derivante da ignoranza, incapacità, bombardamento mediatico e confusione ideologica».
Tra pochi giorni si apre l’Anno Giubilare dedicato alla speranza. Quali sono, oggi, gli elementi e le ragioni della nostra speranza?
«Con gli occhi della fede è impossibile cedere al pessimismo: noi crediamo alle parole di Gesù che ha parlato di un Regno di Dio che pur piccolissimo come un granello di senape avanza e diventa grande albero. La nostra speranza in definitiva è proprio nel Signore Gesù che ha vinto la morte e il male. Con questa luce, si possono scorgere segni di speranza nel tanto bene che gente umile e semplice fa, senza rumore ma con dedizione e generosità. Laddove c’è un gesto di amore sincero e vero, lì c’è un chiaro segnale di speranza».
Questo che si appresta a celebrare è il decimo che passa a Pistoia, ed il primo anche come vescovo di Pescia. Cosa vorrebbe dire ai fedeli delle due diocesi?
«Alla diocesi di Pistoia vorrei dire che questi dieci anni passati insieme oltre ad essere volati via in un attimo, sono stati ricchi di tante grazie del Signore, di tante illuminazioni dello Spirito Santo. Bisogna saperle cogliere, ringraziando ed impegnandosi a seminare speranza tra tutta la gente dei nostri territori. Il Sinodo celebrato, grande dono dello Spirito Santo, ci mostra la via concreta da seguire. Alla diocesi di Pescia che ho cominciato appena a conoscere, vorrei dire che se anche il tempo del mio servizio è breve, il mio amore è grande e credo che ci si offrano occasioni belle per mettere a buon frutto tutto il tempo che il Signore ci dona da vivere insieme.