“Trasmettere la vita speranza per il mondo” è stato il tema della 47a giornata nazionale per la vita, celebrata nella nostra diocesi con la veglia di preghiera del 31 gennaio 2025, presso la chiesa di Sant’Antonio da Padova a Montecatini terme, presieduta dal vescovo Fausto Tardelli. Già l’introduzione alla veglia è stata esplicativa del senso della serata della preghiera, perché si è sottolineato come la celebrazione, che si è svolta nel contesto del giubileo, ci sollecita ad assumere la speranza come orizzonte al quale puntare. E la speranza è stato il tema che ha guidato la veglia, tanto che il vescovo nella sua introduzione ha sottolineato, traendolo dal messaggio per la giornata per la vita, che <la Scrittura ci presenta un Dio che ama la vita>. Ed ancora <confidiamo pertanto nella grazia particolare di questo anno, che porta il dono divino di nuovi inizi, quelli che la speranza regala a chi è bloccato dalla disillusione e dal cinismo>. La celebrazione è proseguita con la richiesta di perdono per tante situazioni nelle quali la vita è considerato un ostacolo, e viene interrotta. È poi proseguita nella lettura dalla lettera di san Paolo ai Romani (15,1-7.13), brano, ripreso più avanti dal vescovo nel suo commento, dove le parole che vengono sottolineate sono perseveranza, consolazione, speranza, gioia pace e fede. Nella parte centrale, il vescovo Fausto ha voluto sottolineare come «La denatalità è un fatto che riguarda l’Italia. I motivi di questa denatalità sono sicuramente tanti e l’analisi perché si fanno meno figli è complessa e non possiamo semplificare. Le motivazioni sono molte ed hanno anche il loro peso: motivazioni economiche, motivazioni sociali non favorevoli alla natalità, politiche familiari che sono abbastanza carenti: insomma ci sono tanti motivi e non vogliamo semplificare. Ma sicuramente andando un po’ a fondo dobbiamo riconoscere che un elemento che ha il suo peso è l’indebolirsi della speranza». Nelle difficoltà che incontriamo nel mondo, le prospettive che non sono rosee, i grandi problemi che abbiamo davanti, il vescovo evidenzia che «quando muore la speranza sicuramente viene meno anche la spinta a donare la vita (..) quando manca la speranza si diventa paurosi e (..) quando diventa eccessiva e non controllata, la paura ci blocca, e sorge la diffidenza nei confronti degli altri, delle cose, del mondo, non si ha fiducia, non si dà fiducia si è diffidenti». Nel proseguo del commento, il vescovo ci mostra la chiave per svoltare «ecco che allora dobbiamo chiedere che il Dio della speranza, come dice San Paolo, Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede perché abbondiate nella speranza. Il nostro signore Salvatore ha vinto la morte, è risolto dalla morte, ha vinto la cattiveria, ha vinto il male, ha vinto l’odio. Nella resurrezione di Cristo qualsiasi ombra, qualsiasi difficoltà, qualsiasi oscurità, non ha l’ultima parola su di noi. Con la resurrezione di Cristo noi abbiamo un fondamento saldo della nostra speranza». Tutto questo, ci dice il vescovo, fa fare a tutti noi un passo avanti perché «noi cristiani dovremmo essere in questo mondo seminatori di speranza, dentro noi dovrebbe albergare la speranza, noi dovremmo essere uomini e donne che trabocchiamo di speranza. Preghiamo che il Dio di speranza ci rinnovi e ci faccia testimoni di speranza, preghiamo che la speranza ci faccia gioiosi testimoni di speranza». Nella conclusione, il vescovo prega perché questa giornata per la vita sia «l’occasione per tutti noi per ritrovare la pienezza in questa speranza che ci fa forti, che ci dà coraggio, che ci apre alla vita, che ci apre gli altri, che ci fa essere ostinati cercatori del bene».
