«Potrebbe sembrare una cosa da nulla o un mero elemento tecnico; invece no, perché rappresenta qualcosa di molto significativo e interessante: per la prima volta, l’ascolto delle povertà che da origine al dossier annuale, è stato realizzato in modo coordinato tra la diocesi di Pistoia e quella di Pescia. Ciò ha permesso di rilevare la situazione delle povertà praticamente sull’insieme della Provincia di Pistoia e anche un po’ oltre, rendendo i dati raccolti particolarmente interessanti. Inoltre, ha espresso una comunione e una sinergia davvero encomiabili ed esemplari, dando così corpo a quella unione “in persona episcopi” che dal gennaio scorso, per volontà di Papa Francesco, ha unito la diocesi di Pistoia e quella di Pescia. Lasciate che esprima la mia soddisfazione per questo fatto, unitamente alla mia gratitudine per gli operatori Caritas delle due diocesi che sono stati davvero ammirevoli.
Detto questo, a proposito del dossier, vorrei richiamare tre cose da non dimenticare mai quando si ha in mano questo libretto. La prima è che i dati scritti qui sopra non sono numeri ma persone. Persone incontrate e con le quali si è entrati in dialogo, offrendo accoglienza e amicizia. Scontato? Direi proprio di no. La Caritas, espressione diretta della Chiesa, non è un ente “erogatore di servizi”, bensì sono uomini e donne che cercano di realizzare relazioni di giustizia e di amore, che si sforzano con l’aiuto di Dio, di tessere una tela di relazioni umane significative, dove si realizzi uno scambio di doni e di aiuti, all’interno di una comunità in cui tutti si sentano a casa. Non fa assistenzialismo o filantropismo: si sforza piuttosto di costruire una “civiltà dell’amore”, secondo la bella espressione coniata da Papa San Paolo VI. La seconda cosa da non dimenticare è che la rilevazione delle povertà vuole essere ogni anno anche un grido rivolto all’intera società: il grido dei più poveri, degli ultimi, degli scartati e dei dimenticati. In questo senso, la voce della Caritas e della chiesa non è sempre ovattata ed “educata”, perché il grido di chi non ha voce deve arrivare a tutti e deve disturbare il sonno di tutti. E tutti ci dobbiamo porre una domanda: cosa posso fare io individuo, cosa posso fare io istituzione o realtà sociale, di fronte al grido dei poveri? L’ultima cosa che intendo sottolineare è la concretezza dei dati che balzano agli occhi ogni anno e che persistono purtroppo in modo inquietante di anno in anno: come l’enorme problema abitativo, in assenza quasi completa di un piano di edilizia popolare; la ancora consistente incapacità di far incontrare in modo positivo la domanda e l’offerta di lavoro; oppure il problema di remunerazioni assolutamente insufficienti per andare avanti; oppure la piaga sempre troppo rilevante del lavoro nero oppure ancora la situazione drammatica dei senza fissa dimora, degli immigrati, dei disperati della strada, degli sbandati: categorie di persone verso le quali si fa troppo poco. Le cose da notare sarebbero comunque anche molte altre e pure da altri punti di vista. Una lettura attenta del dossier le farà scoprire.
Il Dossier viene presentato ogni anno vicino alle feste di Natale. Ecco, gli auguri, che mi permetto di fare, i più autentici e veri, sono quelli che implicano l’impegno perché ogni povertà sia sconfitta».
+Fausto Tardelli