Come respirare aria fresca e pura, con la consapevolezza di star vivendo qualcosa di veramente nuovo e importante per il cammino che la Chiesa è chiamata a percorrere fin da ora e nei prossimi anni. Questa è la sensazione che mi ha accompagnato in questi giorni durante la Prima assemblea sinodale delle Chiese in Italia, svoltasi dal 15 al 17 novembre nella basilica di San Paolo fuori le Mura, alla quale ho partecipato con gli altri due delegati della nostra diocesi, Alba Bindi e don Alberto Tampellini. Un evento che ha coinvolto quasi mille tra delegati diocesani (sacerdoti, consacrati e laici) e vescovi, la cui novità è stata da subito palpabile.
Scopo principale di questa prima Assemblea, inserita nella terza fase del Cammino sinodale, la “fase profetica”, oltre che di vivere un’esperienza ecclesiale fatta di preghiera, ascolto e discernimento comune, è stato quello di lavorare, tutti insieme, all’affinamento e al miglioramento dello Strumento di Lavoro che costituirà la base per un ulteriore discernimento nelle diocesi, in vista della seconda Assemblea che si terrà a inizio aprile. Infatti, come ci ha assicurato Mons. Palmieri, vicepresidente della CEI, «in nessun cassetto della Presidenza del Comitato nazionale del Cammino sinodale è nascosto, già pronto, il documento finale del Sinodo», e il cantiere sinodale di questi giorni ha costituito una tappa importante di un lavoro che, sin dall’inizio del Cammino, è stato volutamente svolto a partire “dal basso”, dalle Chiese locali e dal popolo dei fedeli, affinché i bisogni e le priorità che via via emergono siano veramente espressione della voce dei cristiani e delle cristiane del nostro tempo. I cento tavoli sinodali, composti da dieci persone, hanno così lavorato ciascuno al miglioramento della bozza di una delle 17 schede tematiche nelle quali sono suddivise le tre grandi dimensioni di cui si auspica il rinnovamento in senso missionario e sinodale: le prassi pastorali; la formazione alla fede e alla vita in tutte le sue fasi e condizioni; la corresponsabilità tra clero e laicato nella guida delle comunità.
I lavori, organizzati in cento tavoli sinodali di dieci persone ciascuno, si sono svolti secondo quello stile della “conversazione nello Spirito” che presuppone da una parte la disponibilità a esprimersi con rispetto e franchezza, e dall’altra, ancora più importante, una sincera disponibilità all’ascolto dell’altro e al decentramento, nella consapevolezza che solo nell’ascolto reciproco possiamo sintonizzarci su ciò che lo Spirito chiede alla Chiesa in questo tempo. E proprio questo stile, (che pian piano, seppur con qualche difficoltà, si sta diffondendo anche nella nostra diocesi) costituisce già un primo frutto del Cammino sinodale, perché ci fa essere una Chiesa più partecipativa, aperta e dialogante, e ci rende capaci di guardare la realtà con uno sguardo nuovo, più profondo, che sappia cogliere «con umiltà», secondo le parole di Mons. Erio Castellucci, presidente del Comitato nazionale del Cammino sinodale, «sia le ferite dentro e fuori la Chiesa, sia i raggi di speranza e di vita, che abitano il quotidiano delle case e delle strade e che spesso restano sepolti sotto la coltre delle cattive notizie». Soltanto assumendo un simile sguardo la Chiesa potrà riscoprire davvero la propria dimensione missionaria, e saprà farsi prossima a tutti, «facendo compagnia all’umanità del nostro tempo e cercando così di imitare Gesù, che annunciava il regno camminando sui polverosi sentieri umani».
Siamo consapevoli che siamo solo all’inizio di un cammino lungo e, per molti versi, complicato. Ma la forza dello Spirito ci spinge ad andare avanti con entusiasmo e a realizzare, senza paura, il sogno di una Chiesa che sia, nelle parole del Card. Zuppi, «una casa larga, accogliente, casa che prepara un posto per tutti, dove ognuno è accolto e amato, dove tutti impariamo a vivere secondo il comandamento del Signore».
Don Alberto Tampellini, Vicario generale della Diocesi di Pescia a guida della delegazione pesciatina ha commentato i giorni trascorsi a Roma con queste parole:
«Il clima è sensazionale. Ai momenti di preghiera, ben strutturati e ben organizzati, si respirava davvero aria fina, un anelito di profonda spiritualità, una sensazione di “vero” che nutre l’anima. Abbiamo lavorato duramente ma in un clima davvero nuovo, di disponibilità e fratellanza mai sperimentati prima. Ci si sente Chiesa, ci si sente ascoltati e importanti».
L’Assemblea, prima di chiudere i lavori, ha voluto inviare un messaggio di ringraziamento al Papa. «Siamo già pronti – scrivono i partecipanti – a rimetterci in cammino verso la Seconda Assemblea sinodale, che vivremo dal 31 marzo al 4 aprile 2025. Ci lasceremo ancora una volta guidare dalla triplice consegna che Lei ci ha affidato: continuare a camminare, fare Chiesa insieme ed essere una Chiesa aperta».
di Federico Vannini, Equipe sinodale diocesana