Il periodo estivo è un tempo in cui si assiste ad una minore partecipazione alle assemblee liturgiche nelle nostre parrocchie: tante famiglie si spostano in località di mare o di montagna per le vacanze, altre intendono la sospensione del catechismo come “pausa” anche per la preghiera comunitaria; altre fanno più fatica che nel periodo invernale a conciliare tempi lavorativi e quelli per lo svago, presi dalla continua ricerca di un po’ di riparo dal caldo e dall’afa. Può succedere anche a ciascuno di noi di rischiare di dimenticarci di Dio e dei nostri fratelli? Quello estivo potrebbe essere invece proprio il momento per stare di più in intimità con il Signore e per essere più attenti a chi ci sta attorno, sia che rimaniamo in città, sia che ci spostiamo: i poveri, come dice Gesù, li abbiamo sempre con noi!
Considerato l’aumento della povertà in Italia, che ha raggiunto numeri impressionanti nel 2023 – secondo l’ISTAT quasi un decimo delle persone vive in condizioni di povertà assoluta – possiamo facilmente renderci conto che anche nel nostro vicinato e nelle nostre comunità sicuramente potrebbe esserci qualcuno che ha bisogno di aiuto. Sono famiglie che non possono permettersi una vacanza, a volte nemmeno un ingresso in piscina per i loro bambini: attraverso i nostri organismi ecclesiali, le Caritas parrocchiali e quella diocesana, potremmo contribuire a rendere l’estate migliore anche per loro. Questo sarebbe un primo passo verso una personale presa di coscienza della necessità di vivere in comunione con tutti, compresi i più fragili e i poveri, ma non mossi da un volontarismo emotivo: «Occorrono la competenza e lo studio – diceva don Tonino Bello – si comprenderà allora che le cause di tante situazioni disumane non sono una fatalità. Occorre convincersi che l’analisi strutturale delle situazioni di sofferenza e la ricerca delle cause che le producono sono divenute, oggi più che mai, il luogo teologico nuovo sul quale il Signore interpella la nostra Chiesa». Anche il cardinale Martini, nelle sue riflessioni, sottolinea come il primo atto di amore verso i poveri sta nel cambiare i meccanismi perversi che generano le loro sofferenze: impegno per la giustizia come primo atto della carità.
Ma nel nostro piccolo, nel quotidiano di questa calda estate, anche un piccolo gesto può contribuire a “ristabilire” la giustizia: non ci facciamo distrarre allora dal desiderio di riposo e svago, ma cogliamo ogni occasione per farci prossimo dei nostri fratelli più piccoli e bisognosi. Possiamo far visita a qualche persona anziana rimasta in città, a chi sappiamo ammalato e impossibilitato a vivere un momento di vacanza, offrendo la nostra collaborazione ai sacerdoti, che sicuramente sapranno indicarci qualcuno bisognoso di vicinanza e amicizia: essere in questo modo “servi della comunione”, ovvero andare verso le periferie esistenziali – termine spesso usato da Papa Francesco – e portare amore. Non per annunciare noi stessi e la nostra bravura ma, come dice ancora don Tonino, per essere quei «viandanti entusiasti che insieme con gli altri dirigono i propri passi verso Cristo risorto».
Lisa Masini Sbolci