Questa domenica la Chiesa celebra la solennità liturgica di Pentecoste. È
Di questo evento significativo padre Sergio Cerracchio, parroco della Chiesa del Corpus Domini di Montecatini Terme, ha voluto fornire approfondimenti molto interessanti.
Padre Cerracchio, dal punto di vista teologico come possiamo interpretare il senso della Pentecoste?
«Il nostro Signore Gesù, il Cristo, ha promesso di restare con noi fino alla fine del mondo. La presenza dello Spirito, nella Chiesa, concretizza questa promessa: è con il suo Spirito che Cristo è rimasto con noi, realizza i sacramenti, ricorda e aiuta a capire le sue Parole, raduna ed edifica la comunità dei credenti, santifica e trasfigura progressivamente tutta la realtà guidando ogni credente, l’intera umanità e tutta la creazione a quella conformità sempre più piena al Signore che San Paolo chiama ricapitolazione in Cristo. La Pentecoste è l’inaugurazione di questa stagione, l’ultima, in cui la rivelazione di Dio-Trinità è completa e la missione della Chiesa si diffonde nel mondo».
Quali significati può assumere la celebrazione della solennità di Pentecoste per ogni cristiano? «Il tempo della Chiesa, il tempo dello Spirito, è il tempo cui i credenti dovranno sperimentare che la presenza del Signore è una certezza, che non saranno lasciati soli, ma che tuttavia dovranno prendersi la responsabilità di fare scelte, di interpretare le sue indicazioni. Nasce l’arte della docilità, che consiste soprattutto nell’accettare senza calcoli ciò che il Signore annuncia attraverso quegli “angeli” che sono i missionari, i catechisti, i predicatori. Il modello splendido è ancora Maria che, nell’annunciazione, essendosi sentita rispondere che “lo Spirito scenderà” su di lei, la coprirà con la sua ombra, risponde “si compia in me la tua parola” arrendendosi/affidandosi all’azione e alla volontà di Dio: una resa tutt’altro che passiva!».
Quali funzioni si possono attribuire all’evento pentecostale circa la nascita della Chiesa?
«Stando al racconto degli Atti, la Pentecoste si manifesta come un evento potente che sana l’antica ferita della Torre di Babele, quando gli uomini dovettero sperimentare che per aver escluso Dio dai loro progetti, finirono per non capirsi più. Ora c’è una lingua nuova, l’amore frutto della fede, che rende possibile una nuova unità. La pace, intesa come piena comunione tra gli uomini e degli uomini con Dio, è l’orizzonte di tutto il cammino dell’umanità e la Chiesa – l’unica Chiesa di Cristo – si pone come segno profetico per la sua realizzazione».
Per quali ragioni si tiene la “Veglia di Pentecoste”?
«Non saprei dire come storicamente sia nata e si sia sviluppata questa consuetudine, però la trovo molto opportuna. Si tratta innanzitutto di invocare comunitariamente lo Spirito. Inoltre è bello mettere già in pratica ciò che si chiede: se invochiamo lo Spirito perché porti l’unità, la cosa migliore è farlo stando uniti, come vediamo che erano uniti in preghiera gli apostoli, con la materna presenza di Maria, figura della Chiesa».
di Carlo Pellegrini