Il seme della vocazione
di Francesco e Matteo, seminaristi di Pescia
La giornata per le vocazioni ci invita a riflettere sul senso della chiamata da parte di Dio e, quindi, anche sul nostro cammino intrapreso ormai da qualche anno.
L’idea che spesso abbiamo della vocazione è di una chiamata improvvisa, di una manifestazione inaspettata che sconvolge la vita, ed in parte questo può essere vero. Ma la radice della vocazione, almeno per la nostra esperienza, risiede in un cammino di anni, in una maturazione progressiva umana e spirituale che ad un certo punto della vita fa avvertire la necessità di un cambiamento, di un salto di qualità. Sono proprio forse la crescita e la maturità umana e spirituale il terreno fertile di una vocazione autentica, e che ne esprime quasi il frutto maturo. Il nostro percorso di vita, che in parte ha avuto dei tratti comuni, ci testimonia che l’indipendenza e l’esperienza lavorativa sono stati alla base della nostra crescita e ci hanno permesso di compiere quelle scelte che forse non saremmo stati in grado di fare nella nostra giovinezza.
Detto questo, tenendo presente che la crescita nella vita e le esperienze quotidiane diventano il terreno fertile in cui si inserisce e cresce il seme della vocazione, c’è sicuramente un momento in cui si intuisce e si realizza che ci può essere una scelta diversa e la possibilità di un servizio particolare a cui siamo chiamati nella Chiesa. Anche per noi c’è stato un momento in cui lo Spirito ci ha illuminato e abbiamo accolto la proposta di Dio di valorizzare la nostra vita. Infatti, Dio propone una vita, una strada, non la impone! Anzi si tratta proprio di camminare insieme a Dio e di realizzare, insieme, una vita piena, gioiosa, bella! Per capirci meglio, può essere utile l’esempio del Matrimonio: quando due innamorati scelgono di sposarsi, desiderano condividere la propria vita con l’altra persona e di realizzare insieme il loro progetto di vita bella: da due diventano uno! E così avviene nella vocazione con Dio! Non si tratta né di seguire un cammino già impostato dal Signore – e guai a sbagliare un singolo passo, perché chissà dove si andrà a finire … – né di voler fare di testa propria e di far “entrare” Dio a forza – magari prendendosela anche con lui se le cose non vanno come si erano attese. Si tratta, invece, di fare il piccolo passo quotidiano insieme al Signore per realizzare questa vita bella con lui, ed esprimere in questo modo una risposta d’amore – che può essere, come per il nostro caso, quella di amare donando la propria vita con gratuità da preti, o di chi sceglie una speciale consacrazione, o anche quella, di tanti che si sposano, di amare il proprio coniuge con lo stesso amore di Cristo. Senza dimenticarsi che i primi destinatari di questo dono di gioia siamo proprio noi quando accogliamo la chiamata Dio. Il Signore ci sceglie e ci salva, prima che per una missione da compiere, per una vita più bella e una gioia più grande che risiede in quella pienezza di vita che Lui stesso ha pensato per noi.