Le religiose della Diocesi di Pescia si sono riunite per il ritiro Usmi – Unione Superiore Maggiori d’Italia cioè l’unione delle congregazioni femminili presenti sul nostro territorio.
L’incontro è avvenuto presso l’Istituto delle Suore Giuseppine di Montecatini Terme.
«Quello che conta è essere a disposizione del signore grazie alla consacrazione a Dio» con queste parole monsignor Tardelli ha iniziato la sua catechesi rivolta a tutte le religiose che domenica pomeriggio si sono incontrate a Montecatini Terme presso l’Istituto delle Suore Giuseppine per l’incontro Usmi, Unione Superiore Maggiori d’Italia cioè l’unione delle congregazioni femminili presenti sul nostro territorio.
Durante l’incontro il vescovo ha proposto una catechesi sul testo della sequenza pasquale, un testo profondo e significativo, testo poetico che ci permette di gustare la gioia della Pasqua, testo medievale (XI secolo) ma ancora validissimo e toccante.
«Alla vittima pasquale, s’innalzi oggi il sacrificio di lode… Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa…». La sequenza del Víctimæ pascháli láudes, antico inno della chiesa che risuona oggi nella liturgia della parola del giorno di Pasqua, sintetizza l’importanza cruciale dell’evento della Risurrezione del Cristo al cuore della storia non solo santa ma anche profana: è il definitivo “sbilanciamento” delle vicende umane nel senso della vita, di quella vita che non può più avere fine. La morte come evento ineluttabile dell’umano non è eliminata, ma depotenziata nel suo carattere definitivo e questo proprio perché il Figlio di Dio non l’ha fuggita ma attraversata.
«La prima cosa che questo inno ci invita a fare è lodare per riconoscere quanto il Signore ha fatto per noi» spiega il vescovo, nei sui versi ci viene spiegato il motivo di questa lode, infatti i primi tre ci presentano immediatamente il contenuto dell’evento meraviglioso della Pasqua: alla Vittima pasquale s’innalzi il sacrificio di lode, Cristo si sacrifica con la sua vita per salvarci ed aprirci le porte del Paradiso e, per contraccambio, dal giorno del trionfo e dell’esultanza, i cristiani anche offrono un sacrificio: le loro lodi. Dopo questa esortazione, si passa al motivo di tale gioia (v. 2): l’Agnello sacrificale per eccellenza, colui che assume su di sé i peccati del mondo, ha redento il gregge, con il suo sangue, ha riconciliato noi peccatori perduti col Padre. E ancora: la morte e la vita, satana e Dio, si sono affrontati in un prodigioso duello, il Signore della vita era morto ed ora, vivo, regna. Cristo è risorto dai morti con un corpo glorioso per una vita senza tramonto, prefigurazione del nostro destino di salvati.
I versi successivi contengono il dialogo tra gli apostoli e la prima testimone dell’evento prodigioso secondo i Vangeli, Santa Maria Maddalena: raccontaci Maria che hai visto sulla via? E Maria risponde: il sepolcro del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto, i testimoni angelici, il sudario e le vesti. Qui quindi si descrive l’evento storico: la Maddalena che ha visto il sepolcro vuoto, le vesti in un lato, il sudario piegato. E immediatamente va alla conclusione che anche lei ha tardato a capire, credendo che colui che la chiamava fosse il giardiniere e che avessero rubato il corpo del Signore. Cristo è risorto, la mia speranza, e precede i suoi in Galilea, ciò che Gesù le aveva detto al momento del riconoscimento.
Proprio dalla testimonianza di coloro che videro Cristo Risorto si basa la nostra fede, a partire da Maria Maddalena -definita da Papa Francesco apostola degli apostoli- fino a moltissimi altri, lungo i quaranta giorni prima dell’Ascensione al Cielo, è da qui che parte la fede. Sappiamo che Cristo è risorto veramente dai morti: Tu abbi pietà di noi, Re vincitore. C’è gioia, c’è Qualcuno, risorto, che ci aiuta! Surrexit Dominus vere, alleluia alleluia!
Luca Parlanti