Ufficio Pastorale Sociale e del Lavoro della Diocesi di Pescia
Lunedì 21 novembre, alle 21.00, si è tenuto nella sala del Vescovato di Pescia un incontro, organizzato dal Gruppo di Pastorale Sociale e del Lavoro, sulla situazione economica e sociale della Valdinievole. Il Vescovo mons. Roberto Filippini, dopo aver salutato e ringraziato tutti i partecipanti, ha precisato che l’invito ai relatori era sorto tra i membri del gruppo di Pastorale sociale e del lavoro per comprendere nel dettaglio la realtà produttiva della Valdinievole e per promuovere un impegno ecclesiale a favore di una crescita umana piena e di un maggior benessere per tutti: singoli, famiglie e comunità locali. Mons. Filippini ha così citato l’intervento di Papa Francesco del primo maggio, Festa del Lavoro e di San Giuseppe artigiano. Ma anche in altri suoi discorsi, il Vescovo ha ricordato il Pontefice, insistendo sui valori del lavoro, che oltre ad essere necessario per la sopravvivenza, ha anche un risvolto antropologico. Infatti, il lavoro è strutturalmente connesso con la dignità dell’uomo, chiamato a continuare l’opera creativa di Dio e a dare concretezza alle proprie energie, alla sua capacità di intervenire sulla realtà e alla sua fantasia. Pertanto, quando il lavoro dell’uomo perde parte di sé, della sua struttura interna, l’uomo, oltre a mancargli le disponibilità economiche essenziali per la sopravvivenza sua e della sua famiglia, è meno riconosciuto nella sua dignità. Di fronte a tante notizie allarmanti in Valdinievole, si è sentita la necessità di chiedere lumi e aiuto a chi ha competenze all’interno della realtà locale; la
Chiesa locale intera, clero e laici, non può non prendersi a cuore questi problemi. Successivamente, ha preso la parola il Dottor Stefano Natali, direttore del Gruppo di Pastorale sociale e del lavoro, presentando brevemente il Gruppo e i responsabili dei vari ambiti: l’on. Galileo Guidi per il sociale, il professor Pietro Rosellini per la pace, e Padre Lorenzo Frattini per le comunità energetiche. Il direttore, ha ricordato la storia del Gruppo; all’inizio si era occupato delle varie crisi aziendali del nostro territorio, poi negli ultimi anni l’impegno si è spostato sull’analisi dei dati per capire la realtà valdinievolina, ponendo attenzione su ciò che accade anche al di fuori di essa, dando così vita all’impegno di sensibilizzazione per la pace nel mondo e per favorire il sorgere delle comunità energetiche.
Ha preso la parola anche Galileo Guidi illustrando il motivo da cui è nata la richiesta della tavola rotonda: porre l’attenzione sui temi di discussione quotidiana, arrivando ad un approfondimento con alcuni dei protagonisti della vita economica locale, dirigenti di associazioni di categoria o di imprese produttive e finanziarie (Coldiretti, Società Terme, Banca locale, responsabile del settore delle crisi aziendali della Regione Toscana). È stato ricordato inoltre, che avrebbe dovuto essere presente il Dottor Francesco Baccalani della CGIL FLAI ma non ha potuto partecipare perchè impegnato a Milano a discutere in sede Lactalis della crisi dell’azienda agroalimentare Alival di Ponte Buggianese.
Dopo Guidi, ha preso la parola Maurizio Procissi della Coldiretti evidenziando che l’agricoltura sta vivendo un momento difficilissimo, che però passa sottotraccia nell’opinione pubblica. Infatti, nel settore agroalimentare si sta muovendo una linea operativa che delineerà il futuro dell’umanità: l’ipotesi del cibo sintetico con una attività di ricerca già molto avanzata. La Coldiretti perciò, ha lanciato una raccolta di firme per fare una proposta di legge che vieti di avere in Italia il cibo sintetico. Con questo progetto si romperebbe il legame tra l’uomo e la terra, si perderebbe la biodiversità e soprattutto si metterebbe in mano a pochi il cibo che è indispensabile per la sopravvivenza di tutti. Coldiretti, poi, ha spinto per far approvare una legge contro la pratica sleale nel mercato agro-alimentare.
Passando alla floricoltura, legata alla Valdinievole, va reso noto che la CCIAA definisce Pistoia zona depressa; dentro la provincia la Valdinievole è messa peggio delle altre zone.
C’è anche, come dato rilevante, il problema del cambiamento generazionale tra gli addetti del settore; ma secondo Coldiretti questo fatto ha anche aspetti positivi; comunque, in una valutazione d’insieme si ritiene che nel settore agricolo ci siano spazi di crescita: sembra dunque che ci possa essere un futuro nel settore, ma non per tutti; e soprattutto saranno in difficoltà le aziende medio-piccole. Relativamente al Mefit di Pescia, (più volte sui giornali
per il rischio chiusura) ultimo anello della catena produttiva per la vendita del prodotto floricolo, è stato sottolineato che è una struttura strumentale pubblica che permette ai venditori di presentarsi sul mercato, è noto che la Regione è intervenuta finanziariamente permettendo che si potesse andare avanti nei necessari interventi, anche grazie all’assunzione di responsabilità da parte del Sindaco. Per il Mefit, dunque, i segnali sono positivi e si crede che il problema si risolverà positivamente.
Ha preso poi la parola Alessandro Michelotti, Amministratore unico delle Società Terme di Montecatini. Ha ricordato che le Terme, società posseduta dalla Regione Toscana e dal Comune di Montecatini, hanno un debito con le banche di ventisette milioni e che hanno avuto richiesta da parte del giudice fallimentare di liquidazione giudiziale. Entro il prossimo 9 dicembre dovrà esser approntato il piano di concordato, che dovrebbe prevedere l’acquisto di alcuni immobili da parte della Regione e del Comune e l’affitto d’azienda alla Croce Rossa dello stabilimento Redi. Michelotti ha sottolineato di avere grandi dubbi sulla soluzione dei vari problemi della Società Terme, in particolar modo quelli riguardanti il personale. Dispiace molto che, Montecatini, storica città termale sembri destinata a morire, perché non si può dimenticare che tutti gli stabilimenti sono interconnessi tra loro e la vendita spacchettata dei vari immobili romperebbe tali legami strutturali.
Il Direttore generale della Banca di Pescia, Antonio Giusti, ha ricordato una difficoltà generale del sistema Valdinievole, ma anche dell’intera provincia di Pistoia: il numero di banche chiuse in queste aree è il più alto in Toscana. Inoltre, le banche hanno ancora un esubero di personale, nonostante abbiano già abbassato il numero dei loro dipendenti; le
banche si stanno trasformando con i nuovi automatismi informatici, che necessitano sempre meno di addetti. Giusti pone poi il problema del settore immobiliare in ambito produttivo: abbiamo tante strutture chiuse, scatole vuote che non sappiamo come riportare a nuova vita. Spesso ristrutturare è un problema, perché certi immobili non sono più funzionali alla modalità produttive di oggi. Altro problema è quello degli interventi finanziari esteri, che spostano fuori d’Italia il luogo decisionale. Va poi tenuto presente che anche se in Italia c’è un’altissima quantità di risparmio privato, per contro anche il debito pubblico è altissimo, e per di più è per un terzo collocato in paesi esteri. I denari poi che arrivano dall’Unione Europea andranno indirizzati e allocati negli ambiti più produttivi socialmente ed economicamente. Infatti, anche nel nostro territorio ci sono realtà che stanno affondando, e altre che stanno creando ricchezza.
Ha concluso la serie degli interventi programmati, Valerio Fabiani, dell’Ufficio regionale delle crisi industriali, asserendo che, al di là delle emergenze, occorre tutti avvertire anche il bisogno di trovare il tempo per riflettere sulla situazione globale e ascoltare tutti i punti di vista dei portatori di interesse. Il lavoro, ha sostenuto Fabiani, ha perso valore perché l’uomo sta perdendo valore e centralità nella cultura odierna. Le situazioni di crisi di cui lui si occupa, non nascono quasi mai da contrazioni di mercato, ma quasi sempre sono dovute a scelte per noi incomprensibili. Un esempio è quello della GKN di Prato, uno stabilimento abbandonato, chiuso dalla sera alla mattina, quando a bordo linea ci sono ancora i
macchinari nuovi (costati decine di migliaia di euro) comprati poco prima della chiusura.
Perché? Ormai l’economia è dominata da un capitalismo finanziario internazionale che ha perso umanità, ma anche razionalità. Dobbiamo comprendere che nelle mani di pochi ci sono non solo i capitali ma anche un enorme potere. Diversamente non potremo capire ciò che ci accade intorno e non potremo chiederci quale valore ha un uomo il cui lavoro è pagato sette euro l’ora. Venendo alla Lactalis, la Regione è intervenuta, se pur con i pochi strumenti a sua disposizione. Gli uffici regionali, in caso di chiusure di aziende o di riduzione del personale possono svolgere un’azione di mediazione; ma in Toscana si cerca di giocare un ruolo più attivo: si cerca di prevenire le vertenze di questo genere e si fa con gli strumenti normativi dati, a partire dalla stessa Costituzione. In questa, è sì sancita la libertà di impresa, ma accanto a questo diritto è anche stabilito il dovere della responsabilità sociale e civile dell’impresa stessa.
Si è cercato di convincere Lactalis a tornare indietro sulla scelta, operando con argomenti concreti per tratteggiare una strada alternativa. Purtroppo, non è stata accettata una soluzione diversa. Allora abbiamo spostato l’attenzione sul principio di responsabilità sociale verso i dipendenti e verso il territorio. Si è così fatto notare che il sito produttivo dismesso restava come una ferita sul territorio, che doveva essere rimarginata. Purtroppo, anche questa indicazione rimane poco praticabile perché l’azienda aveva l’immobile in affitto.
Dopo l’accordo coi sindacati per un piano sociale che bloccasse il licenziamento totale, si è aperta la partita della reindustrializzazione del sito produttivo.
È poi seguito l’intervento del direttore generale della Banca di Pescia, Giusti, che ha rilevato come sia difficile, con le multinazionali, cercare la responsabilità sociale, perché non hanno interessi sul territorio. Una multinazionale, infatti, può anche comprare un’azienda per chiuderla; è difficile conoscere gli interessi e gli obiettivi reali delle loro azioni. Pertanto, di fronte agli interventi dei capitali stranieri bisogna stare molto attenti alle loro possibili strategie.
A giudizio di Giovanni Palchetti di GEA per resistere a questi processi economico-finanziari, occorre rifarsi ai valori di base indicati anche dal Vescovo: senso di comunità e difesa del territorio. Poi ha fatto una breve presentazione delle Comunità energetiche, elogiando tali percorsi. Certamente è necessario favorire il consolidarsi del tessuto imprenditoriale locale,
aiutare la nascita delle cooperative, creare distretti diffusi: vanno ricercati i nuovi semi e vanno messi in un buon terreno!
Interviene anche il Dottor Simone Bartoli, direttore della cooperativa Flora Toscana, dicendo che intravede un futuro del territorio complessivamente positivo. Il sistema produttivo si va trasformando, ma i giovani si affacciano sulla scena e offrono alle imprese possibilità di crescere adeguandosi alle innovazioni. Insiste sulla valorizzazione delle strutture cooperative legate al territorio, non facendosi ingannare dalla cattiva pubblicità data dalle “false cooperative”.
Maurizio Fagni, imprenditore della FABO di Larciano, dichiara che in Valdinievole ci sono opportunità di crescita anche per le nuove generazioni, sottolinea che è essenziale la vicinanza di tutte le istituzioni al mondo imprenditoriale anche prima delle eventuali crisi aziendali. Bisogna poi che l’imprenditoria sia posta in condizioni paritarie con i competitor
europei e mondiali.
Mons. Filippini, nelle sue conclusioni, ha espresso la preoccupazione di essere prigionieri di un meccanismo economico-finanziario che ci sovrasta, facendoci sudditi di un capitalismo internazionale disumano.Ha esortato tutti alla fiducia e all’ottimismo, raccomandando ad essere lucidi sui problemi che abbiamo di fronte, consapevoli delle gabbie in cui talora ci troviamo, ma anche delle capacità che sono nelle mani degli uomini.