Molte persone si sono avvicendate dal dott. Piatti per raccontare la vita di fede di Daniela
di Lisa Masini Sbolci
Sono appena trascorsi giorni importanti per chi ha conosciuto personalmente Daniela Benedetti Spadoni e ha deciso di dare la propria testimonianza affinché vengano riconosciute le sue virtù eroiche nell’Inchiesta Diocesana che ha preso avvio: infatti sabato 11, domenica 12 e lunedì 13 settembre Pierantonio Piatti, del Comitato di Scienze Storiche della Città del Vaticano, che ha ricevuto l’incarico di postulatore in questa causa, ha incontrato diverse persone e svolto con ciascuna un colloquio. Scopo di tutto ciò, era conoscere chi ha avuto il dono di fare un pezzo di cammino insieme a Daniela, e farsi raccontare “faccia a faccia” com’era e come si comportava questa semplice e umile ragazza, sposa e madre di due bambini, che all’età di 27 anni è volata in Cielo dopo una breve malattia, accolta e vissuta con fede, quasi come una “grazia” di cui non sprecare nemmeno una briciola.
Si sono così succeduti, presso l’abitazione di don Stefano Salucci, che gentilmente ha ospitato il dott. Piatti a Castellare di Pescia, i suoi familiari più stretti, gli amici che con lei hanno condiviso gli anni del volontariato presso il Centro Pastorale Giovanile, la rilegatoria “Solidarietà e Servizio”, la “Terza Domenica”, il “Gruppo Cana”, altri che l’hanno conosciuta in ambiti diversi, come quello ospedaliero e medico, dovuto alla sua malattia. Sono emersi tanti aspetti del suo carattere e del suo stile nelle relazioni: la sua riservatezza, i silenzi, il suo sorriso sempre pronto, il suo modo di accogliere tutti senza giudizio, il suo sentirsi piccola e insignificante, pronta a far emergere le capacità e i talenti degli altri. Daniela sapeva stare con tutti, ma aveva una particolare sensibilità verso i più “piccoli”: bambini e persone con ritardo mentale e difficoltà motorie, trovavano in lei una disponibilità e un’accoglienza unica e speciale. Dedicò loro due anni della sua breve vita, in modo che potesse nascere un servizio adatto alle loro capacità, offrendosi di essere presente tutte le mattine ed essere così un sicuro punto di riferimento. Poi ebbe il dono di diventare mamma di due splendidi bambini, e si dedicò con gioia alla loro crescita, alla cura della casa, al marito Patrizio: la sua famiglia divenne un porto sicuro anche per una ragazza madre e la sua bambina, e per altre persone in situazioni d’emergenza. Viveva tutto con semplicità, senza lamentarsi né preoccuparsi troppo: riceveva forza ed energia da una costante intimità con il Signore, che lei cercava continuamente attraverso momenti di preghiera, l’adorazione eucaristica, la partecipazione alla messa ogni giorno, la meditazione del Vangelo, l’accostarsi frequentemente ai sacramenti e l’affidarsi alla sua guida spirituale. Quest’ultima era don Enrico Carocci, che è salito al Cielo recentemente, ma ha lasciato una testimonianza scritta su Daniela, confermando la sua profonda amicizia con il Signore e con la Madonna, alla quale ha affidato senza timore il marito e i suoi piccoli bambini, quando ha scoperto di avere una malattia incurabile che l’avrebbe costretta in poco tempo a lasciarli.
Ogni testimone è stato chiamato a fare lo sforzo più approfondito possibile per ricordare aneddoti, atteggiamenti, espressioni verbali ricorrenti o episodiche di Daniela; anche la ricostruzione precisa della realtà ecclesiale dove è nata ed è cresciuta la sua esperienza di fede è molto importante, ovvero quella del Centro Pastorale Giovanile e del “Gruppo Cana”, ed è per questo che è prezioso il contributo di tutti coloro che hanno condiviso questo pezzo di storia della nostra diocesi.