Commento del Vescovo alla Terza Stazione Quaresimale (Mc 10,1-22)
Ho intitolato questa terza Stazione “L’amore liberato”, perché nel brano da meditare stasera, Gesù si fa maestro di libertà per chi lo vuole seguire nella via dell’amore vero, prendendo posizione su alcune questioni del vivere quotidiano: il rapporto di coppia nel matrimonio e il rapporto con le ricchezze e i beni di questo mondo.
In realtà il testo presenta tre episodi, la disputa con i farisei sul ripudio, l’accoglienza dei bambini da parte di Gesù, e l’incontro con l’uomo ricco. I versetti centrali però, circa l’infanzia da prendere a modello, a mio avviso, fanno da ponte, e forniscono una chiave unitaria di lettura delle altre due questioni.
Subito, all’inizio, l’evangelista da notizia di uno spostamento importante e significativo del Maestro: dalla Galilea, infatti Egli passa in Giudea, seguendo il Giordano e dunque si avvicina alla città santa, dove si consumerà il suo sacrificio. Gli insegnamenti di Gesù e i suoi gesti, andranno perciò letti nella prospettiva della croce, che ogni buon discepolo è invitato a caricare sulle sue spalle, dopo aver rinnegato se stesso.
Gesù continua il suo viaggio e continua ad insegnare rivolgendosi ad una folla intera che accorre a lui: ci siamo anche noi, nel mezzo alla folla, ma con che spirito lo ascoltiamo? Sono attento e disponibile ad accogliere le sue parole, oppure sono solo curioso e come i farisei, esamino, disquisisco e cerco prove e dimostrazioni?
Certamente la domanda che gli pongono sul ripudio è solo un’occasione per metterlo in difficoltà, come afferma il testo di Marco, perchè conoscono bene qual è la corretta risposta. Forse sono venuti a sapere delle radicali posizioni del Maestro di Nazareth e vogliono accusarlo di essere in contraddizione con la Legge. Ma è Gesù a porre loro una controdomanda e a obbligarli a venire allo scoperto. Essi affermano che Mosè permette il ripudio e obbliga il marito a fornire alla donna un documento che lo certifica. Il testo del Deuteronomio (Dt 24,1) a cui si riferiscono, come motivo per questo divorzio unilaterale, indica vagamente “qualcosa di vergognoso”, che nelle scuole rabbiniche veniva interpretato in modo più rigorista, in riferimento ad un comportamento grave, oppure in modo permissivo che autorizzava lo scioglimento del legame matrimoniale anche per questioni assai futili: persino una pietanza cucinata male!
Gesù non entra in questi dibattiti accademici e innanzi tutto spiega il perché della Legge: “la durezza del cuore”, cioè l’incapacità d’amare veramente. Perché dunque il matrimonio non diventasse un inferno, Dio attraverso Mosè aveva concesso il divorzio e perché la donna non fosse sbattuta sulla strada aveva obbligato il marito a darle un documento con cui avrebbe potuto risposarsi.
“Ma all’inizio” non era così! Il Maestro cita i primi capitoli della Genesi e rifacendosi al progetto del Creatore che prevedeva la coppia umana, maschio e femmina, con pari dignità e perfetta corrispondenza, afferma che l’unità a cui è chiamata va rispettata e perseguita come un ideale divino.
Ai discepoli, in privato, poi rincara la dose e afferma che il modello del legame matrimoniale è l’indissolubilità per l’uomo e per la donna. Gesù, dunque, da una nuova legge? Una legge più dura ed esigente di quella antica? Oppure Gesù vuole donare un nuovo cuore, propone un amore autentico, senza riserve e senza ripensamenti, stabile e fedele, per sempre? E questo è possibile senza aver rinnegato il proprio io viziato e prepotente, fragile, istintivo e passionale? È possibile senza la pazienza e il coraggio del donarsi?
La necessità di un cuore nuovo, non invecchiato e sclerotizzato dagli egoismi dell’età, è illustrato dall’intermezzo dei bambini che sciamano intorno al Nazareno mandati dai loro cari perché li tocchi e conceda loro la sua protezione e impediti dallo sdegno dei discepoli infastiditi per tutto quel baccano, disdicevole ad una scuola così sublime e seriosa. Ancora una volta Gesù li spiazza, sostenendo che il Regno di Dio è proprio per chi è come quei bambini, che non contano nulla, che sono così esposti agli umori degli adulti, deboli e marginali, ma che sono anche così ingenui e senza malizia, puri nel cuore e docili…
Anche l’uomo ricco che interroga Gesù sulla vita eterna avrebbe bisogno di un cuore nuovo, un cuore da bambino, pronto a lasciare tutto per seguire Chi gli può regalare il tutto del Regno. Invece il suo animo si è ingrinzito, non ha più l’elasticità necessaria e non gli permetterà il balzo generoso per diventare discepolo.
Eppure, Gesù lo aveva “amato”, con uno sguardo unico di tenerezza, riconoscendo in lui il desiderio di vivere secondo la volontà di Dio rivelata nelle leggi del decalogo…Anzi aveva ammirato la sua ansia religiosa che chiedeva qualcosa di più: magari altre regole e altre norme da osservare che lo mettessero in pace con la sua coscienza inquieta. Lo aveva chiamato Maestro Buono, dichiarando implicitamente il mistero divino intravisto in Gesù…” solo Dio è Buono”. Ma quando si è trattato di rinunciare ai suoi molti beni, alle sue ingenti ricchezze, non se l’è sentita. Il Maestro buono, il Maestro divino, gli aveva chiesta troppo… e se ne è andato via, triste, scuro in volto. Eppure, al contrario Gesù voleva donargli quello che gli mancava, “una cosa sola ti manca”: la libertà d’amare, sciolto dai legami del possesso, dalla zavorra delle ricchezze e dall’attaccamento ai beni di questo mondo. L’amore liberato.
Il testo in realtà continua (cf. Mc 10,23-27), con parole inquietanti sulla difficoltà per i ricchi a entrare nel Regno di Dio. Parole famose e discusse da quanto fanno paura: “è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago…”
“Quanto è difficile entrare nel Regno di Dio”…Per tutti , non solo per chi possiede ricchezze, e alla domanda dei discepoli su chi allora può salvarsi, Egli risponde : “Impossibile agli uomini, ma non a Dio ! Perché tutto è possibile a Dio”. Anche offrire un cuore nuovo!
+ Mons. Roberto Filippini