Quando si parla di Ordo Virginum molto spesso le persone chiedono: chi è il fondatore? Come vivete?
Cerchiamo di dare, in sintesi, alcune notizie della sua origine e del suo evolversi nella storia della chiesa.
Nei primi secoli cristiani questa forma di vita evangelica comparve in modo spontaneo nei luoghi dove si sviluppavano le comunità ecclesiali e, nella società pagana del tempo, costituivano un segno evidente della novità del cristianesimo. Nei primi tre secoli numerose vergini consacrate, per restare fedeli al Signore, subirono il martirio.
Nelle donne che accoglievano tale vocazione con la decisione di perseverare nella verginità per tutta la vita, i Padri della Chiesa vedevano riflessa l’Immagine della Chiesa Sposa totalmente dedita al suo Sposo: per questo si riferivano a loro come sponsae Christi e nella chiesa costituivano un ceto istituzionalizzato indicato col nome di Ordo virginum.
A partire dal IV secolo l’ingresso nell’Ordo virginum avveniva mediante un solenne rito liturgico, presieduto dal Vescovo diocesano, in cui la donna manifestava il sanctum propositum di permanere per tutta la vita nella verginità per amore di Cristo e il Vescovo pronunciava la preghiera consacratoria.
I Padri della Chiesa ne misero in luce l’origine carismatica, la motivazione evangelica, il rilievo ecclesiale e sociale, il riferimento esemplare alla Vergine Maria, il valore profetico di anticipazione del Regno futuro.
Nei primi secoli le vergini consacrate vivevano generalmente nell’ambito delle proprie famiglie ma, con lo sviluppo del monachesimo la Chiesa associò la consacrazione verginale alla vita comunitaria e, nel corso dei secoli scomparve la forma di vita originaria dell’Ordo virginum con il suo caratteristico radicamento nella
Chiesa locale sotto la guida del Vescovo diocesano.
Il rinnovamento ecclesiale suscitato dal Concilio portò alla riscoperta, in un periodo storico totalmente diverso, di quell’antica forma di vita consacrata e nel periodo postconciliare fu rivisto il Rito di Consacrazione, presente nel Pontificale Romano, che promulgato il 31 maggio 1970 entrò in vigore il 6 gennaio 1971.
Ritrovò così esplicito riconoscimento ecclesiale l’antico Ordo virginum, cioè la consacrazione di donne che restano nel proprio contesto di vita e sono radicate nella comunità diocesana radunata attorno al Vescovo.
I successivi documenti del Magistero chiariscono meglio la collocazione ecclesiale dell’Ordo virginum tra le altre forme di vita consacrata e sottolineano il particolare legame che si stabilisce tra le vergini consacrate e la Chiesa locale e universale.
Dalla promulgazione del Rito si è visto una rifioritura e vitalità dell’Ordo evidenziata non solo per il numero delle donne coinvolte, ma anche per la sua diffusione in tutti i continenti, in aree geografiche e contesti culturali molto diversi.
In Italia il cammino fatto in questi anni è sorprendente sia per il numero delle donne consacrate, da circa 40 a più di 700 senza contare le persone in formazione, sia per l’organizzazione, per le linee guida della formazione iniziale e di quella permanente, per il rapporto con la CEI e con il Dicastero per la vita consacrata.
Come alle origini, anche oggi, la donna consacrata nell’O.V. è radicata nella Chiesa particolare radunata attorno al Vescovo ed ha come riferimento il modello della Chiesa Vergine per l’integrità della fede, Sposa per l’indissolubile unione con Cristo, Madre per i figli generati alla vita di grazia. Il carisma della verginità è un dono che proviene dal Padre, per mezzo del Figlio, nello Spirito. Prototipo insuperabile della verginità consacrata è la Vergine Maria, sorella e maestra per
le consacrate che trovano nel Vangelo la fonte, l’orientamento e la regola fondamentale del loro cammino.
Mettendosi alla sequela di Cristo abbracciano il suo stile di vita casto, povero, ubbidiente e si dedicano alla preghiera, alle opere di misericordia e all’apostolato, ciascuna secondo i propri carismi.
L’appartenenza all’O.V. implica un forte vincolo di comunione tra tutte le consacrate a cominciare da quelle presenti nella Diocesi. La comunione tra consacrate è favorita e coltivata oltre che da rapporti personali anche da incontri nazionali e internazionali.
L’essere consacrate a Dio non estranea dall’ambiente nel quale vivono e nel quale sono chiamate a rendere la loro testimonianza nello stile della vicinanza evangelica.
Papa Francesco ci esorta: “Siate donne della misericordia, esperte di umanità. Donne che credono «nella forza rivoluzionaria della tenerezza e dell’affetto»… Quel che sta accadendo nel mondo vi scuota: non chiudete gli occhi e non fuggite; attraversate con delicatezza il dolore e la sofferenza; perseverate nel proclamare il Vangelo della vita piena per tutti.”
Alba Bindi