Dio disse: “Facciamo l’uomo”…
A differenza di tutte le altre creature, per l’essere umano, non c’è nel testo della Genesi, un ordine perentorio che si traduce immediatamente in realtà. Sembra quasi che Dio, si fermi, affermano i rabbini non senza una drammatica ironia, …si fermi e pensi tra se e se, per prendere infine una decisione di immensa gravità: “Facciamo l’uomo…”. In un racconto fantastico della tradizione interpretativa ebraica si dice addirittura che nella corte celeste si alzarono due consiglieri di Dio e presero la parola: Zedaqah (Giustizia) sostenne che sarebbe stato un disastro perché l’uomo avrebbe sconvolto la creazione e Hesed (Amore) si schierò a favore del progetto divino per la sua bellezza e che valeva la pena rischiare. Ma La vittoria dell’amore chiederà tanta pazienza e attesa perché sia fatto l’uomo
Non sarà cosa semplice e automatica: ci vorranno secoli e millenni, polvere, sudore e sangue, per fare un uomo… come Dio lo vuole, a sua perfetta immagine e somiglianza.
E’ ciò che festeggiamo a Natale facendo memoria della nascita di Gesù di Nazareth, il Figlio del Padre, irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza ( Ebr. 1,3), immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione (Col 1,15), il Verbo eterno di Dio che si è fatto carne ( Gv 1,14) : l’uomo nella sua pienezza e verità.
Per capire la straordinarietà di questa nascita, di questo evento stupendo che i pastori decidono di andare a vedere secondo quanto l’angelo di Dio aveva loro indicato, bisogna ripensare all’intera vicenda di questo bambino che contempliamo nel presepe, avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia….
Bisogna ricordare come da adulto ha condiviso il desiderio lancinante di una nuova storia, annunciata dal profeta Giovanni il Battezzatore e ha deciso di mescolarsi alla folla dei peccatori che andavano a farsi battezzare, quasi per prenderli per mano e condurli a diventare, come lui, figli amati del Padre.
È per Lui che facciamo festa, per Gesù mite ed umile di cuore, che respinge la tentazione del potere come dominio sugli altri e rifiuta di ostentare capacità mirabolanti, come tentazioni diaboliche. Egli non voleva impressionare né cercava il trionfo dei divi, dei principi e dei re di questo mondo: voleva cambiare il cuore degli uomini.
È per Gesù che i cristiani di Roma nel quarto secolo decisero di celebrare la sua nascita il 25 Dicembre, quando i pagani festeggiavano la nascita del Sole, per proclamarlo il nostro sole che illumina gli occhi e riscalda gli animi: Lui che ha proclamato il Regno di Dio, promettendolo ai poveri e agli afflitti, ai nonviolenti e ai puri di cuore, agli affamati della giustizia e ai pazienti costruttori pace. Lui rigoroso nel seguire la Legge santa di Dio, ma non ossessionato dalle norme e dalle regole che gravano su deboli e fragili spalle che spesso non riescono a sostenerle, Lui che più dell’osservanza formale e qualche volta ipocrita, ritiene l’amore per Dio e per il fratello, il cuore della volontà del Padre.
Quante volte si è nascosto in luoghi solitari, per cercare quiete e chiara luce, nel dialogo intimo con Dio che chiamava Papà, Babbo e alla cui familiarità voleva introdurre tutti…e quante volte aveva dovuto interrompere questi momenti di solitudine serena, per rituffarsi nelle folle disorientate e confuse, come gregge senza pastore, travolto da una compassione viscerale, per soddisfare le loro richieste di acqua viva e pura e di cibo nutriente e ancor più di senso e di verità.
A Natale la nostra gioia è originata da Lui o altrimenti si spegne presto, come le luci e gli addobbi natalizi: la nostra gioia è Lui che si è fatto prossimo ai miseri e agli smarriti, che si è curvato sui feriti e sui delusi dalla vita, che accoglie i pubblicani e i peccatori, la donna di facili costumi e l’adultera, offrendo loro e a tutti noi nuovi orizzonti di futuro e rivelando il volto divino della misericordia, perché tutti diventiamo misericordiosi.
Natale è la memoria grata della nascita di colui che tutti ha accolto senza discriminazioni di sorta, connazionali e stranieri, ricchi e poveri, ignoranti e sapienti, sani e malati, giusti e ingiusti… perché di tutti vuole la salvezza.
Facciamo festa per la nascita di Gesù, il Figlio che il Padre celeste “ci ha dato per fratello che viene a cercarci anche oggi- scrive Papa Francesco- quando perdiamo la direzione e ci sentiamo smarriti…un amico fedele che sta sempre vicino, …che ci perdona e risolleva dal peccato.”
Lui che perdona persino chi lo ha tradito e rinnegato, fedele nell’amore fino al dono estremo di sé… e che, piagato e lacero, deriso e insultato, viene presentato solennemente alla folla dal governatore romano: Ecco l’Uomo!
Si, questo è il vero senso del Natale: facciamo festa perché Gesù è l’incarnazione di Dio-sconfinato Amore.
È l’amore sconfinato di Dio che si è fatto carne, che si è fatto uomo
Guardiamo, cari fratelli, al Bambino che è nato a Betlemme, teniamo lo sguardo fisso sulla sua divina umanità e…“Facciamo l’uomo”. Il mistero del Natale ci illumina dolcemente e ci rivolge questa esaltante vocazione. Più che restare umani, si tratta di diventare umani, divinamente umani, nel segno della misericordia e dell’amorevolezza, della prossimità e della gratuità di Cristo Gesù.
Roberto Filippini
Vescovo di Pescia